Voltaire
DIZIONARIO FILOSOFICO


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     Erano piccoli fantocci con cui si ornavano le stanze, lo spasso delle vecchiette e dei bambini, ma non erano autorizzati da nessun culto pubblico. Si lasciava agire a suo piacimento la superstizione di ognuno. Si trovano ancora questi piccoli idoli nelle rovine delle antiche citta'.

     Se nessuno sa quando gli uomini cominciarono a fabbricare idoli, si sa che essi risalgono alla piu' remota antichita': Tare, padre di Abramo, ne fabbricava a Ur, in Caldea; Rachele rubo' e porto' via con se' gli idoli di suo suocero Labano. Non possiamo risalire piu' lontano.

     Ma che concetto avevano gli antichi popoli di tutti questi simulacri? Quale virtu', quale potenza si attribuiva loro? Credevano forse che gli dei scendessero dal cielo per venire a nascondersi in quelle statue, o che comunicassero ad esse una parte dello spirito divino, o che non comunicassero niente? Anche su questo punto si e' scritto molto e inutilmente: e' chiaro che ogni uomo giudicava secondo il grado della sua ragione, o della sua credulita', o del suo fanatismo. e' evidente che i preti attribuivano la maggior divinita' possibile alle loro statue, per ricevere piu' offerte. Sappiamo che i filosofi riprovavano queste superstizioni, che i guerrieri ne ridevano, che i magistrati le tolleravano, e che il popolo, sempre ottuso, non sapeva quel che faceva. e', in poche parole, la storia di tutti i popoli cui Dio non si e'


     fatto conoscere.

     Ci si puo' fare la stessa idea del culto che tutto l'Egitto tributo' a un bue, e molte citta' a un cane, a una scimmia, a un gatto, a delle cipolle. Molto probabilmente furono in un primo tempo solo dei simboli. Poi, un certo bue Api, un certo cane chiamato Anubi, vennero adorati; si mangio' sempre del bue, e si mangiarono delle cipolle; ma e' difficile sapere che cosa pensassero delle cipolle sacre e dei buoi le vecchiette egiziane. Gli idoli parlavano abbastanza spesso. A Roma, in occasione della festa di Cibele, si commemoravano le belle parole che la statua aveva pronunziato il giorno in cui se ne fece la traslazione dal palazzo del re Attalo:


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