Voltaire
DIZIONARIO FILOSOFICO


Pagina 256
1-20- 40-60- 80-100- 120-140- 160-180- 200-220- 240-260- 280-300- 320-340- 360-380-400-410

[Indice]


     Del resto, uno dei grandi errori del Dictionnaire del More'ri e' l'aver detto che dal tempo di Teodosio il Giovane non restarono piu' idolatri fuorche' nei remoti paesi dell'Asia e dell'Africa. C'erano in Italia molti popoli ancora pagani perfino nel VII secolo. Il Nord della Germania, al di la' del Weser, non era ancora cristiano, al tempi di Carlo Magno. La Polonia e tutto il Settentrione rimasero a lungo, dopo di lui, nella cosiddetta idolatria. Meta' dell'Africa, tutti i regni al di la' del Gange, il Giappone, la plebe della Cina, cento orde di tartari hanno conservato il loro antico culto. Non restano in Europa che alcuni lapponi, alcuni samoiedi e alcuni tartari, i quali hanno perseverato nella religione dei loro avi. Concludiamo con l'osservare che, nel tempo che da noi vien chiamato medioevo, chiamavamo «Pagania» il paese dei maomettani; trattavamo da «idolatri», da «adoratori di immagini» un popolo che ha in orrore proprio le immagini. Riconosciamo ancora una volta che i turchi sono piu' che scusabili se, quando vedono i nostri altari carichi di immagini e di statue, ci credono idolatri.


     INFERNO

     Da quando gli uomini vissero in societa', dovettero accorgersi che molti colpevoli sfuggivano al rigore delle leggi. Essi punivano i crimini pubblici: fu necessario stabilire un freno per quelli privati; solo la religione poteva essere tale freno. I persiani, i caldei, gli egiziani, i greci immaginarono cosi' delle punizioni dopo la vita; e, fra tutti gli antichi popoli che conosciamo, gli ebrei furono gli unici che ammisero solo castighi temporali. e' ridicolo credere o fingere di credere, sulla base di passi molto oscuri, che l'inferno fosse ammesso dalle antiche leggi degli ebrei, dal loro Levitico, dal loro Decalogo, quando l'autore di queste leggi non dice una sola parola che possa avere il minimo rapporto con i castighi della vita futura. Si avrebbe il diritto di dire al redattore del Pentateuco: «Siete un uomo incoerente, senza probita' e senza ragione, assolutamente indegno del nome di legislatore che vi arrogate. Come! Voi conoscete un dogma tanto repressivo e tanto necessario al popolo come quello dell'inferno, e non lo proclamate a chiare lettere? E mentre tale dogma e' ammesso da tutti i popoli che vi circondano, vi limitate a lasciarlo indovinare da alcuni commentatori che verranno quattromila anni dopo di voi e che si metteranno a spaccare in quattro qualche vostra parola per trovarvi cio'


[Pagina Precedente] - [Indice] - [Pagina Successiva]