Sarebbe augurabile, ad esempio, perche' un miracolo venisse ben appurato, che fosse fatto in presenza dell'Accademia delle Scienze di Parigi, o della Societa' Reale di Londra, e della Facolta' di medicina, assistite da un distaccamento del reggimento delle guardie per contenere la folla, che potrebbe con la sua indiscrezione impedire il manifestarsi del miracolo.
Un giorno qualcuno chiese a un filosofo che cosa avrebbe detto se avesse veduto fermarsi il sole, cioe' se fosse venuto a cessare il moto della terra intorno a quest'astro; se tutti i morti fossero risuscitati e tutte le montagne fossero andate a buttarsi nel mare: il tutto per provare qualche verita' importante, come per esempio la grazia versatile. «Che cosa direi?» rispose il filosofo. «Mi farei manicheo; direi che c'e' un principio che disfa cio' che l'altro ha fatto.»
MORALE
Ho appena letto queste parole in una declamazione in quattordici volumi, intitolata Histoire du Bas-Empire:
«I cristiani avevano una morale; ma i pagani non ne avevano nessuna.»
Ah, signor Le Beau, autore di questi quattordici volumi, chi vi ha messo in testa tale panzana? Che cosa sarebbe dunque la morale di Socrate, di Zaleuco, di Caronda, di Cicerone, di Epitteto, di Marco Antonino?
Non c'e' che una morale, signor Le Beau, come non c'e' che una geometria. Ma mi si rispondera' che la maggior parte degli uomini ignora la geometria. Si', ma se ci si applica un po', ognuno concorda con i suoi principi. Gli agricoltori, i manovali, gli artigiani non hanno mai seguito corsi di morale; non hanno letto ne' il De finibus bonorum et malorum di Cicerone ne' le Etiche di Aristotele; pero', non appena si mettono a riflettere, diventano senza saperlo discepoli di Cicerone: il tintore indiano, il pastore tartaro e il marinaio inglese conoscono il giusto e l'ingiusto. Confucio non invento' un sistema di morale come si costruisce un sistema di fisica: lo trovo' nel cuore di tutti gli uomini. Questa morale era nel cuore del pretore Festo quando i giudei lo sollecitarono a far morire Paolo, che aveva condotto degli stranieri nel loro tempio. «Sappiate,» rispose Festo, «che i romani non condannano nessuno senza averlo prima ascoltato.»
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