Ancora piu' incredibili sono le ricchezze da lui lasciate a Salomone; gli diede in contanti centotremila talenti d'oro e un milione e tredicimila talenti d'argento. Il talento d'oro degli ebrei vale circa seimila sterline, e quello d'argento circa cinquecento sterline. La somma totale dei lasciti in denaro contante, senza contare i preziosi e gli altri beni, e senza il reddito corrente, senza dubbio proporzionato a tale tesoro, ammontava a un miliardo, centodiciannove milioni di scudi tedeschi, o venticinque miliardi e seicentoquarantotto milioni di scudi francesi. A quei tempi non c'era davvero tanto denaro circolante, in tutto il mondo.
Dopo di che, non si capisce proprio perche' Salomone si affannasse tanto a mandare le sue flotte nel paese di Ofir per riportarne oro. E ancora meno perche' questo potente monarca non avesse nei suoi vasti Stati un solo uomo che sapesse tagliar legna nella foresta del Libano. Fu costretto a pregare Hiram, re di Tiro, di prestargli dei taglialegna e degli operai per mettere in opera il legname. Bisogna confessare che queste contraddizioni mettono a dura prova l'intelligenza dei commentatori.
Ogni giorno si servivano, per il pranzo e la cena della casa di Salomone, cinquanta buoi e cento montoni, e pollame e cacciagione in proporzione: il che puo' corrispondere a sessantamila libbre di carne al giorno. Un bel treno di casa.
Si aggiunge poi che egli possedeva quarantamila scuderie, e altrettante rimesse per i carri da guerra, ma soltanto dodicimila scuderie per la sua cavalleria. Ecco un bel numero di carri per un paese fra le montagne; ed era un bell'apparato militare per un re, il cui predecessore non aveva avuto, alla sua incoronazione, che una mula, e per un territorio che allevava soltanto asini.
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