Voltaire
DIZIONARIO FILOSOFICO


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     C'e' forse una superstizione scusabile e che puo' anzi incoraggiare la virtu': quella di porre fra gli dei i grandi uomini che furono i benefattori del genere umano. Senza dubbio, sarebbe meglio limitarsi a considerarli semplicemente come uomini venerabili, e, soprattutto, cercare di imitarli. Venerate senza culto alcuno un Solone, un Talete, un Pitagora; ma non adorate un Ercole perche' puli' le stalle di Augia o perche' possedette in una sola notte cinquanta ragazze.

     Guardatevi soprattutto dallo stabilire un culto per degli esaltati, che non ebbero altro merito che l'ignoranza, l'entusiasmo e la sozzura; che si fecero un vanto e un dovere dell'ozio e della mendicita'; coloro che furono per lo meno inutili, durante la loro vita, meritano l'apoteosi dopo la morte?


     Non dimenticate che le eta' piu' superstiziose furono sempre quelle in cui si compirono i piu' mostruosi delitti. II

     Il superstizioso sta alla canaglia come lo schiavo al tiranno. C'e' di piu': il superstizioso e' governato dal fanatico, e diventa tale anche lui. La superstizione, nata nel paganesimo, accolta dal giudaismo, infetto' la Chiesa cristiana sin dai suoi primi tempi. Tutti i Padri della Chiesa, senza eccezione, credettero al potere della magia. La Chiesa condanno'

     sempre la magia, ma vi credette sempre: non scomunico' gli stregoni come pazzi piombati nell'errore, ma come uomini che avevano realmente commercio con i demoni.

     Oggi, meta' dell'Europa crede che l'altra meta' sia stata e sia ancora superstiziosa. I protestanti considerano le reliquie, le indulgenze, le macerazioni, le preghiere per i defunti, l'acqua benedetta e quasi tutti i riti della Chiesa romana una superstiziosa follia. La superstizione, secondo loro, consiste nel considerare necessarie certe pratiche inutili. Tra i cattolici romani, ce ne sono alcuni piu' illuminati dei loro avi, che hanno rinunciato a molte di queste usanze un tempo sacre, e si scusano delle altre, che conservano, dicendo: «Sono cose indifferenti, e quel che e' solo indifferente non puo' essere un male.»


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