Voltaire
DIZIONARIO FILOSOFICO


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     e' difficile segnare i limiti della superstizione. Un francese che viaggi in Italia trova quasi ovunque dei superstiziosi, e forse non ha torto. L'arcivescovo di Canterbury reputa superstizioso l'arcivescovo di Parigi; i presbiteriani muovono lo stesso rimprovero all'arcivescovo di Canterbury, e sono a loro volta trattati da superstiziosi dai quaccheri, che, a giudizio degli altri cristiani, sono i piu' superstiziosi di tutti. Nessuno e' d'accordo, dunque, nelle comunita' cristiane, su quel che sia la superstizione. La setta che sembra meno colpita da questa malattia dello spirito e' quella che ha meno riti. Ma se, pur con poche cerimonie, e' fortemente legata a una credenza assurda, questa credenza equivale, essa sola, a tutte le pratiche superstiziose osservate da Simone Mago fino al parroco Gauffridi.


     Risulta percio' evidente che e' l'essenziale della religione di una setta a venir considerato come superstizione da un'altra setta.

     I musulmani accusano di superstizione tutte le comunita' cristiane, e ne sono a loro volta accusati. Chi giudichera' questo gran processo? La ragione? Ma ogni setta pretende di avere la ragione dalla propria parte. Sara'

     dunque la forza a decidere, nell'attesa che la ragione penetri in un numero abbastanza grande di teste da poter disarmare la forza.

     Per esempio, ci fu un tempo in cui, nell'Europa cristiana, non era permesso ai novelli sposi di godere dei diritti del matrimonio, senza aver prima acquistato tale diritto dal vescovo o dal curato. Chiunque, nel suo testamento, non avesse lasciato parte dei suoi beni alla Chiesa, veniva scomunicato e privato della sepoltura. Questo si chiamava «morire non confesso», ossia senza confessare la religione cristiana. E quando un cristiano moriva intestato, la Chiesa liberava il defunto da tale scomunica, facendo testamento per lui, stipulando e facendosi pagare i pii lasciti che il defunto avrebbe dovuto fare. Fu per questo che papa Gregorio IX e san Luigi ordinarono, dopo il concilio di Narbona del 1235, che ogni testamento per il quale non si fosse chiamato un prete, sarebbe stato nullo; e il papa stabili' che il testatore ed il notaio sarebbero stati scomunicati. La tassa sui peccati fu ancora, se e' possibile, piu' scandalosa. Era la forza che dava validita' a tutte queste leggi cui si sottometteva la superstizione dei popoli; e solo col tempo la ragione riusci' ad abolire queste vergognose vessazioni, pur lasciandone sussistere parecchie altre.


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