Wu Cheng'en
VIAGGIO IN OCCIDENTE


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     "Discepoli" dichiarò Tripitaka, "il pendio è ripido e ci porta a una fitta foresta. Stiamo attenti che non ci siano belve o mostri."
     Il bestione consegnò a Sabbioso la briglia del cavallo e, aprendosi il cammino a colpi di rastrello, li condusse nel folto della pineta. Dopo un po' il reverendo arrestò il cavallo: "Porcellino, ho troppa fame dopo questa lunga giornata di viaggio. Non mi potresti trovare qualcosa da mangiare?"
     "Maestro, smontate, vi prego, e aspettate che mi metta in cerca."
     Tripitaka smontò, Sabbioso posò il carico e porse a Porcellino la ciotola delle elemosine.
     "Io vado" disse quest'ultimo.
     "Dove conti di dirigerti?" chiese Tripitaka.
     "State tranquillo! Bucherei il ghiaccio per cavarne fuoco, spremerei la neve per estrarne olio: qualcosa di commestibile lo troverò."

     Proseguì per una diecina di li, fino a uscire dalla foresta, senza trovare traccia umana; erano posti più adatti a lupi e tigri. La marcia incominciava a costargli fatica, e Porcellino rifletteva: "Quando c'era Scimmiotto, il vecchio bonzo otteneva tutto quello che voleva. Adesso che tocca a me, è proprio vero:

     "Tu saprai quanto costan cibo e legna
     Quando avrai la tua casa. E capirai
     Quanto vale l'amore di tuo padre
     Solo quando a tuo figlio lo darai.

     "Non c'è proprio un buco in cui si possa mendicare un po' di cibo!"
     Porcellino continuò a camminare, finché si sentì assalire dal sonno e pensò: "Se adesso ritorno indietro e racconto che non ho trovato donatori, il vecchio bonzo non crederà che abbia fatto tutta questa strada. Converrà che lasci passare un paio d'ore prima di farmi rivedere. Basta! Tanto vale che schiacci un pisolino sull'erba."


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