Wu Cheng'en
VIAGGIO IN OCCIDENTE


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     "Guarda che roba, Porcellino. È una pignatta su misura per il tuo appetito. Ne avremo di riso, a pranzo!"
     "Tanto meglio. Se prima possiamo mangiare abbastanza, non ci resterà poi la cera di fantasmi affamati."
     Il calderone venne posato ai piedi della scala, sopra una catasta di fascine che fecero un fuoco d'inferno.
     "Ora riempite la caldaia d'olio, e quando sarà a bollore ci getterete il Novizio Scimmiotto. Lo friggeremo per vendicare il nostro albero di ginseng."
     Scimmiotto ascoltò con piacere, e pensava: "È meglio di quanto temevo. Non prendo un bagno da un bel po', ho giusto la pelle arida che incomincia a irritarsi. Un bel bagno caldo è quello che mi ci vuole per mettermi in forma."
     La caldaia incominciò a bollire. Tuttavia il grande santo si sentiva inquieto: temeva che, quando fosse nell'olio bollente, il taoista gli potesse giocare qualche brutto scherzo.

     Perciò si guardò intorno; aveva vicino a sé, da una parte una meridiana, dall'altra un leone di pietra. Si diede una spinta per accostarsi al leone, si morse la punta della lingua e lo trasformò. Il leone prese l'aspetto di Scimmiotto, legato come un salame, mentre il vero Consapevole del Vuoto se ne volò su una nuvola e vi sedette a contemplare i taoisti.
     Vide i giovani immortali che annunciavano: "Maestro, l'olio bolle." E quello rispondeva: "Sollevate Scimmiotto e gettatecelo dentro."
     Quattro ragazzi ci provarono, ma senza risultato. Ne vennero otto di rinforzo, ma inutilmente; poi altri quattro, ma ancora non si riusciva a sollevarlo.


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