WU CHENG'EN
IL VIAGGIO IN OCCIDENTE
Traduzione, introduzione e note di Serafino Balduzzi
INVITO A LEGGERE
Dovunque questo libro si trovi, le divinità celesti lo proteggono. Il lettore deve aprirlo con rispetto e sincerità, dopo aver purificato le proprie mani e aver bruciato incenso. Quando si sente affaticato lo chiuda, lo collochi riguardosamente in luogo elevato e badi che non sia sporcato né danneggiato. Per essere degni di leggere il Xiyou Ji bisogna sapere queste cose. (Liu Yiming, Commento al Xiyou Ji, scritto alla metà del secolo XVIII, stampato nel 1806)
Sia detto allegramente, senza intenti terroristici! Il lettore si trova in mano un romanzo cinese che supera di molto il migliaio di pagine: un fiume di prosa disadorna, in cui sono intercalati molti versi pedestri. Storie fiabesche, che ignorano il confine fra uomini e animali, e in cui si incontrano a ogni passo fanciullesche stranezze (gente, poniamo, che si trasforma in una corrente d'aria). Il libro si presenta come un enorme arazzo coperto di piccoli disegni un po' rozzi e coloratissimi, continuamente ripetuti come in una decorazione. Altro che lavarsi le mani e bruciare incenso! La domanda che ci si pone è: perché leggere?
Eppure questo libro è da leggere, perché è un grande libro; ha ragione Liu Yiming, le divinità celesti lo proteggono. È fatto per entrare a far parte della mente del lettore, arricchendo le metafore con cui egli si aiuta a capire e a esprimere l'esperienza, e aiutandolo a vivere; in particolare a conservare, di fronte alle contusioni e frustrazioni della vita, la serenità attiva e la capacità di ridere. Sennò, a che cosa servirebbero i libri?
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