"Se il sogno è verace, bisognerà convocare a corte Wei Zheng e trattenerlo tutto il giorno; trascorsa la giornata, il drago che avete visto in sogno avrà salva la vita."
Soddisfatto della risposta, l'imperatore ordinò di mandare un messo in vettura alla ricerca di Wei Zheng.
Intanto il primo ministro si trovava nella propria residenza. La notte precedente, mentre osservava i segni del firmamento e bruciava incenso, aveva inteso il grido delle gru e un messaggero celeste gli aveva portato l'ordine scritto dell'Imperatore di Giada di procedere in sogno alla decapitazione del drago del fiume Jing, al terzo segno dell'ora wu. Il primo ministro ringraziò il Cielo della sua considerazione, restò ritirato in casa, osservò le astinenze, fece le debite abluzioni e affilò la sua spada magica. Perciò non si era recato a corte. La convocazione imperiale lo piombò in un grande imbarazzo. Ma non osava tardare a rispondere all'ordine del suo signore, perciò si vestì in fretta, accompagnò il messaggero e andò a prosternarsi davanti all'imperatore scusandosi per il ritardo.
"So che non è colpa tua" rispose il sovrano.
Poco dopo si ordinò di arrotolare le cortine e di togliere la seduta; ma Wei Zheng fu trattenuto. Salì sul carro imperiale per raggiungere una sala più comoda, e vi dovette restare a discutere sulla politica da seguire per assicurare la pace e la tranquillità dell'impero. Mentre finiva l'ora del topo e iniziava quella del cavallo, cioè alle undici, l'imperatore fece portare una grande scacchiera: "Vorremmo giocare una bella partita con il nostro saggio ministro."
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