"Mi stai dicendo che quelli erano davvero i nostri figli?" esclamò il mostro, assalito da un'enorme collera.
"Certo che lo erano: li ha presi Porcellino."
"Tanto peggio!" esclamò il mostro, torcendosi per il furore che lo attanagliava. "Ha ucciso i miei figli buttandoli dall'alto: e adesso come rendergli la vita? La farò pagar cara a quel monaco. Tesoro, non piangere più. Come ti senti? Avrò cura di te."
"Sento molto la mancanza dei bambini, ho pianto tanto da averne male al cuore."
"Tirati su. Ho un amuleto che devi strofinare dove ti duole, e passerà. Ma stai attenta a non ruotarlo, perché altrimenti apparirei nella mia forma originale."
Scimmiotto ghignò dentro di sé: "Il maledetto è abbastanza ingenuo da passare alle confessioni senza che occorra la tortura. Vediamo l'amuleto, e lo farò ruotare ben bene per vedere di che si tratta."
L'orco prese per mano Scimmiotto e lo guidò in un angolo segreto in fondo alla grotta. Qui si levò di bocca un oggetto che aveva le dimensioni di un uovo di gallina, una specie di ciondolo di cinabro interno.
Scimmiotto si rallegrò: "Che bell'oggetto! Chissà quanti esercizi di meditazione, quanti anni di prove, quante sedute di unione di yin e yang sono occorsi per fabbricare questo ciondolo di cinabro interno. E l'eminente legge del destino lo consegna ora nelle mani del vecchio Scimmiotto."
La falsa principessa lo afferrò e cominciò a stropicciarselo qua e là. Poi, senza parere, si apprestò a farlo ruotare su se stesso, ma il mostro stava all'erta e subito si slanciò per strapparglielo dalle mani.
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