Tripitaka si prosternò fino a terra per salutare, uscì dalla porta posteriore e si nascose nel vicino boschetto.
Intanto l'accorta principessa si faceva strada tra la folla eccitata dei mostriciattoli, finché giunse in vista dei combattenti che si scambiavano colpi sulle nuvole, e gridò più forte che poté: "Messer Veste Gialla!"
Questi si allontanò subito dal combattimento, abbassò la sua nuvola accanto a lei e, senza abbandonare la sua sciabola d'acciaio, le prese la mano con galanteria: "Che cosa c'è, tesoro?"
"Ho fatto un sogno, ho visto un dio con la corazza d'oro."
"Che cosa voleva questo dio?"
"Da piccola, quando vivevo al palazzo, avevo fatto voto che, quando avessi trovato un marito saggio e nobile, sarei andata in pellegrinaggio su qualche celebre monte, per pregare e fare elemosine ai monaci. Il nostro matrimonio è così felice che non posso pensare di allontanarmi da casa; ma ora il dio con la corazza d'oro è venuto a esigere il compimento del voto. Le sue grida mi hanno svegliata, e mi sono resa conto che era stato un sogno. Mentre venivo a raccontarvelo, mi sono imbattuta in un monaco legato al palo. Se voi lo lasciaste andare per compiacermi, l'atto di misericordia potrebbe equivalere al compimento del voto. Ma non so se acconsentirete."
"Certo, tesoro, non è una cosa importante. Di monaci come questo posso sempre trovarne altri, quando ne avrò voglia. Che se ne vada pure."
"Può uscire dalla porta posteriore?"
"Esca da dove gli pare."
Poi rimontò per aria, sciabola in pugno, e gridò: "Porcellino, vattene con il tuo maestro! Sia chiaro che non mi fai paura; è mia moglie che mi chiede di lasciarvi andare. Cercate il maestro alla porta posteriore e andatevene per la vostra strada; ma non mi ricapitate fra i piedi, se tenete alla pelle."
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