Wu Cheng'en
VIAGGIO IN OCCIDENTE


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     L'oste si chinò verso di lui e bisbigliò: "Date retta, reverendo, non immischiatevi di queste cose e non parlatene con nessuno: acqua in bocca! Ora ve ne andrete tranquilli a riposare e domattina riprenderete la vostra strada."
     Ma Tripitaka insisteva per aver chiarimenti. Non riuscendo a sbarazzarsene in altro modo, l'oste fece allontanare i camerieri e, rimasto solo al lume incerto della lucerna, disse a bassa voce: "Non dovreste insistere. Questa storia delle gabbie è dovuta a una decisione inumana del nostro sovrano."
     "Perché dite che è inumano? Perdonatemi, ma non avrò pace finché non verrò in chiaro di questa storia."
     "Tre anni fa giunse qui un vecchio prete taoista che portava con sé una fanciulla di sedici anni, bella come Guanyin. La offrì al re, che se ne infatuò al punto di trascurare le dame dei tre palazzi e le concubine delle sei corti: ha occhi solo per lei e le ha dato il titolo di Regina di Bellezza. Fa l'amore con lei notte e giorno, non mangia più: è spossato ed emaciato, da sembrare in punto di morte. La reale corte di medicina ha esaurito le proprie risorse senza riuscire a guarirlo. Il daoshi, che ha portato la ragazza e ha ricevuto il titolo di real suocero, afferma di conoscere una ricetta segreta per prolungare la vita di mille anni, e di avere raccolto tutti i semplici che occorrono per prepararla nei suoi viaggi attraverso le tre isole e i dieci isolotti. Ma il farmaco, per essere efficace, dev'essere sciolto in una terribile bevanda: il brodo ricavato dalla bollitura del cuore e del fegato di millecentodieci bambini. Non è forse inumano? La gente non osa lamentarsi apertamente, per paura del re. Ma la storia è raccontata nei canti popolari, con sentori di sedizione; ed è per questo che il paese, che si chiamava Bhiksu, ora vien detto il Regno dei Bambini. Domattina, quando vi recherete a corte, guardatevi dall'alludere a queste vicende: fate vistare il passaporto e andatevene."


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