Finalmente il re celeste fu ammesso ad avvicinarsi e a sciogliere le corde; dopo di che, pregò Scimmiotto di sedersi al posto d'onore per ricevere gli omaggi della famiglia.
Il Novizio si rivolse all'astro del metallo: "Vecchio mio, che ne dici? Te lo dicevo che alla fine vinco sempre: se faccio un passo indietro, è solo per prendere meglio la rincorsa e balzare avanti. Ma ora non perdiamo altro tempo: non vorrei compromettere la sorte del maestro."
"Non c'è furia. Dopo tante emozioni, beviamoci un'altra tazza di tè."
"Accettare il tè equivale a lasciarsi corrompere. Che castigo ti toccherà per aver lasciato fuggire il colpevole e aver preso alla leggera un decreto imperiale?"
"Niente tè, non berremo più tè! Ecco che vuole incastrare anche me. Re Li, per carità, partiamo subito!"
Il re non aveva nessuna voglia di muoversi. Temeva che Scimmiotto in udienza si scatenasse di nuovo, e non sapeva come difendersi. Perciò ritornò alla carica con l'astro del metallo, che a sua volta prese Scimmiotto da parte: "Ho ancora una parolina da dirti: mi ascolterai?"
"Mi pare di aver ingoiato abbastanza rospi per salvarti la faccia. Cos'altro hai da dire? Se sono cose sensate, ti ascolterò; in caso contrario, non volermene" brontolò Scimmiotto.
"Tieni presente che processo d'un giorno richiede dieci giorni di arringhe. Tu sosterrai che la lamia è figlia di Li, lui lo negherà, e chissà quanto andrà avanti il dibattito. Ricordati che un giorno in Cielo è un anno in terra. Figúrati quanto tempo avrà quel vampiro per portarsi a letto il tuo maestro. Riempiranno il mondo di monacelli. E dove andrà a finire la tua missione?"
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