Infatti si trasformò in aquila pescatrice e planò rasente alla superficie dell'acqua, osservando e vagliando.
Scimmiotto, da pesce, si lasciava portare dalla corrente quando vide volare l'uccello. Sembrava un falco nero, ma le piume erano nere solo da una parte; poteva essere un cormorano, ma non aveva ciuffo in testa; ricordava anche la cicogna, ma non aveva zampe rosse.
"Questo è Erlang che mi cerca" si disse Scimmiotto, e cambiò bruscamente direzione. Ciò provocò sulla superficie dell'acqua un'increspatura, che non sfuggì all'attenzione di Erlang: "Quel pesce che guizza sembra una carpa, ma non ha la coda rossiccia; o magari una perca, ma il disegno delle scaglie dovrebbe essere diverso. Ha pure qualcosa dell'anguilla, ma le manca la stella sulla testa. Magari sarà un abramide; ma dove sono le barbe delle branchie? E perché quando mi ha visto ha fatto dietro-front? Questo è il macaco."
Lo raggiunse e lo sfiorò con un colpo di becco. Scimmiotto scivolò fuori dall'acqua, si mutò in biscia, strisciò sulla riva e si nascose nell'erba.
Erlang non era riuscito ad afferrarlo col becco, ma aveva sentito l'acqua gorgogliare e aveva visto la biscia che ne usciva. Capì che era il grande santo e, con una giravolta, divenne una gru grigia dalla testa scarlatta, che tendeva un lungo becco simile a una pinza di ferro appuntita. Si gettò sulla biscia, ma questa, d'un balzo, si trasformò ancora: una poiana picchiettata che se ne stava immobile e solitaria fra le piante di rabarbaro.
Quando Erlang vide che si era trasformato in ciò che vi è di più vile - infatti fra gli uccelli non c'è creatura più spregevole della poiana picchiettata, né più depravata: si accoppia con chiunque, fenice, avvoltoio o corvaccio - non pensò di avvicinarsi, ma lo mandò a farsi benedire, riprese la sua forma e andò a cercare la sua balestra per tenderla a dovere.
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