Ne parlano i versi:
Datteri e pere profumate
Per il Beato Amitâbha.
Sopra l'incrollabile terrazza
Splende il suo trono di broccato
Dai mille fiori d'oro.
L'età del cielo e della terra,
Vasta felicità come l'oceano,
Longevità e felicità vi attendono
In calma beatitudine nell'Ovest.
Il Buddha ricambiò attestando la propria gratitudine, e affidò le offerte ad Ânanda e Kâsyapa; poi presentò all'Imperatore di Giada i propri ringraziamenti per l'ospitalità. Quando gli invitati si trovavano ormai un po' tutti beatamente sbronzi, l'ispettore Wang il Perspicace venne ad annunciare: "Il grande santo mette fuori la testa!"
"Non è grave, non c'è pericolo" disse il Buddha, ed estrasse dalla manica un nastro con sei caratteri d'oro: Om mani padme hûm. Lo tese ad Ânanda e gli raccomandò di fissarlo sulla cima della Montagna dei Cinque Elementi. La montagna si assestò e si radicò, i cinque elementi si fusero insieme saldamente, lasciando al prigioniero solo un minimo spazio per respirare e muovere di poco il capo e le braccia. Ânanda ritornò ad annunciare che il lavoro era compiuto.
Allora il Buddha prese congedo dall'Imperatore di Giada e dagli altri dèi, e lasciò il Cielo in compagnia dei due discepoli. Cedendo a un moto di compassione, recitò un incantesimo per convocare la divinità del luogo. La incaricò di sorvegliare la Montagna dei Cinque Elementi con l'aiuto dei rivelatori dei cinque orienti; quando il mostro avesse fame gli avrebbero dato pillole di ferro, e per la sete sugo di bronzo fuso. Compiuto il tempo della penitenza, qualcuno sarebbe venuto a liberarlo. Così sia!
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