Nessuno resta insensibile alla vista della ricchezza. Abbandonò l'idea di aiutare a domare l'incendio e di chiedere acqua, afferrò l'oggetto e, approfittando della confusione per passare inosservato, risalì sulla sua nuvola e se ne tornò a casa.
Il fuoco non si spense prima dell'alba. I monaci avevano perso tutto; piangendo e gemendo frugavano nelle ceneri in cerca di resti di bronzo o ferro, di frammenti d'oro o argento. Chi cercava di erigere un riparo di fortuna appoggiato a un resto di muro calcinato, chi di disseppellire una pignatta in cui cuocere un po' di riso, sempre lagnandosi della sorte iniqua, nel disordine e nella confusione che potete immaginare.
Scimmiotto prese il coperchio ignifugo e, con una capriola, lo andò a riportare alla porta sud del Cielo, per restituirlo al devarâja Vasto Sguardo: "Grazie del prestito."
"Sei una persona seria, grande santo" disse il devarâja riprendendo l'oggetto. "Mi stavo giusto chiedendo come avrei fatto a ritrovarti, se non me lo avessi riportato. Sono proprio contento di ricuperarlo senza problemi."
"Il tuo vecchio Scimmiotto non giuoca mai brutti tiri. Non si dice forse: chi rende il prestito non avrà difficoltà a ottenerne un altro?"
"È tanto che non ci facciamo due chiacchiere. Vieni dentro a bere il tè."
"Son cambiati i tempi: il vecchio Scimmiotto non ha più tempo di sedersi sulla panca tarlata per abbandonarsi ad alte e sublimi considerazioni. Devo badare al mio monaco cinese, e non ho un momento di respiro. Scusami tanto!"
Con questo saluto frettoloso, discese sulla sua nuvola. Sorgeva il sole quando giunse davanti alla sala di meditazione; si scrollò e si mutò in ape per entrare. Una volta dentro, riprese la propria forma. Il monaco cinese dormiva ancora profondamente.
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