Senza indovinare le sue intenzioni, il mostro incominciò a spogliarsi. Ma il Novizio balzò su e si accomodò sul vaso da notte. Il mostro si provò ad allungare una palpatina, ma nel letto non trovò nessuno: "Stellina, dove sei? Dài, spogliati anche tu e vieni a letto."
"Tu per primo. Io la sto facendo."
Il mostro si coricò.
"Bella fortuna che ho!" borbottava Scimmiotto.
"Come, non avresti fortuna? Di che cosa ti puoi lamentare? Da quando sono entrato in famiglia, avrò consumato un po' di tè e di riso, ma non ho certo mangiato a ufo. Alla prosperità della tenuta provvedo io: per voi ho spazzato e rastrellato, portato tegole e mattoni, costruito terrapieni, alzato muri, arato ed erpicato, seminato il grano, piantato il riso. Non è forse di broccato, adesso, il tuo vestito? Non porti oro fra i capelli? In ogni stagione non ti mancano né fiori né frutta. Nelle otto feste trovi in cucina le tue verdure fresche. Che cosa ti manca, per lamentarti e borbottare?"
"Non si tratta di queste cose. Dall'altra parte del muro i miei non fanno che rimproverarmi."
"Ma perché?"
"Dal momento che ci siamo sposati, pensano che dovresti fargli da genero, e non mancargli completamente di riguardo come fai. E poi, uno così brutto, senza uno straccio di zio, nemmeno un parente acquisito! Sempre a bighellonare sulle nuvole! Non si sa da dove vieni, né come ti chiami: c'è da rovinare il buon nome della famiglia. Queste sono le cose che non mi piacciono, di questo mi lamento."
"Può darsi che non sia una bellezza, ma se volevano un elegantone potevano cercarselo. Quando sono arrivato qui ho parlato schiettamente, e sono entrato in famiglia perché erano d'accordo; adesso non possono cambiare idea! Una famiglia ce l'ho anch'io. Vengo dalla Grotta della Passerella di Nuvole sui monti Fuling e mi chiamo Porcellino: un nome che mi si adatta, come del resto il cognome, Setole Rade. Se i tuoi parenti lo vogliono sapere, diglielo."
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