Scimmiotto si aggiustò la tunica, si strinse alla vita il grembiule di pelle di tigre, impugnò il randello e avanzò verso la porta, sopra la quale era scritto in sei grossi caratteri:
GROTTA DEL VENTO GIALLO, NELLA CATENA DEL VENTO GIALLO
Piantato a gambe larghe, impugnando saldamente il bastone, gridò: "Mostro! Restituisci il mio maestro prima che sia troppo tardi, se non vuoi che butti all'aria il tuo covo e distrugga la tua dimora."
A queste parole, i mostriciattoli di vedetta si spaventarono e corsero tremanti ad annunciare: "Grande re, disgrazia!"
"Che cosa succede?" chiese il mostro Vento Giallo, comodamente seduto sul suo trono.
"Alla porta c'è un monaco con la faccia pelosa e con la bocca da duca del tuono" spiegò un mostriciattolo. "Ha in mano una grande sbarra di ferro e reclama il suo maestro."
Il padrone della grotta, allarmato, convocò la tigre d'avanguardia: "In fondo mi aspettavo che acchiappassi un bufalo, o magari un cinghiale, o cervo o capriolo che fosse; ma tu mi hai portato un monaco cinese. Così hai provocato i suoi discepoli, che ora sono qui fuori a far baccano: come la mettiamo?"
"Vostra maestà non si preoccupi. Può dormire fra due guanciali. Il vostro indegno ufficiale è pronto a prendere il comando di una cinquantina di uomini per catturare anche il Novizio e aggiungerlo come portata al banchetto."
"Abbiamo sei o settecento uomini, senza contare gli ufficiali: scegli tu. Basta che tu riesca davvero a catturare Scimmiotto e mi faccia gustare in pace qualche buon boccone di quel monaco succulento. Se ci riesci, ti tratterò come un fratello. Ma non prendertela con me se, come temo, non ce la fai e ci rimetti le penne."
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