Mentre il monaco riposa,
Si avvicina una fanciulla:
Dalle maniche leggere
Dita spuntano di giada,
Dalla gonna pieghettata
I piedini loto-d'oro.
Il sudore sul suo viso
È rugiada sopra un fiore,
E la cipria sopra l'arco
Di falena dei suoi occhi
Come bruma sopra il salice.
Calamita col suo incedere
Ogni sguardo intorno a sé.
"Porcellino, Sabbioso!" gridò Tripitaka. "Un momento fa Consapevole del Vuoto diceva che questi posti sono selvaggi e deserti. Ma non sembra anche a voi che venga una persona nella nostra direzione?"
"Maestro" rispose Porcellino, "restate qui con Sabbioso. Io vado a fare un'ispezione."
Posò il rastrello, si rassettò e si diresse verso la ragazza, cercando di darsi un contegno. Come si usa dire: da lontano oscuro, da vicino sicuro. La ragazza aveva
La pelle di albicocca sulla lieve ossatura,
Il collo delicato sopra un tenero petto.
Le mandorle degli occhi come stelle fulgenti
Sotto l'arco blu-notte dei fini sopraccigli.
Portamento grazioso della persona snella
Come un salice dove la rondine fa il nido.
La voce è d'usignolo che canti nella pergola.
Come rosa al mattino sotto i raggi dorati,
Come peonia splendida che va aprendo i suoi petali.
Alla vista della bella ragazza, il bestione si lasciò andare a pensieri profani e ad approcci galanti: "Dove siete diretta, bella donatrice? Che cosa portate di bello nelle vostre manine?"
Evidentemente non era capace di scoprire con chi aveva a che fare. La giovane donna gli lanciò l'amo rispondendo: "Reverendo, nel vaso azzurro ho del riso aromatizzato, in quello verde-grigio della farina di grano finissima. Sono diretta dove possa compiere il mio voto di nutrire monaci."
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