Wu Cheng'en
VIAGGIO IN OCCIDENTE


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     Ahimè, la sfortuna tendeva un tranello a Tripitaka. Egli avanza a gran passi verso lo stupa [...](30), varca la soglia, solleva la stuoia di bambù picchiettato che protegge l'ingresso, entra, e che cosa credete che trovi coricato su un banco di pietra? Un mostro. Ecco il suo aspetto:

     La faccia color indaco, boccaccia
     Con bianche zanne, alle tempie matasse
     Di peli irsuti di color scarlatto.
     Sparsa in ciuffi violetti come cespi
     Di litchi la sua barba. Il naso a becco
     Separa un paio d'occhi sfavillanti
     Come la stella del mattino. I pugni
     Grandi come scodelle da elemosina.
     Gli strani piedi lividi assomigliano
     A terrose radici. È avviluppato
     In un mantello giallo. Stringe in mano
     La sciabola snudata, benché steso
     Riposi sulla pietra. Egli dà ordini
     A giovani schierati in battaglioni

     Come formiche, a vecchi numerosi
     Come uno sciame d'api. Lo salutano
     Come padre ed attendono i suoi ordini
     Tremando. Lui beve solitario
     Quando splende la luna(31), e spesso esercita
     Grandi poteri magici. Può fare
     Tutto il giro del mondo in un istante.
     I suoi boschi abitati dagli uccelli
     Racchiudon antri con draghi e serpenti.
     Nei suoi campi coltivan gli immortali
     La giada bianca. Alchimisti raffinano
     Cinabro d'oro nella sua fornace.
     Se non lo si può dire il re dei diavoli,
     Egli è certo fra i mostri un importante
     Yaksa a testa di toro.

     A quello spettacolo, il reverendo rinculò terrorizzato, con le ginocchia tremanti, fece dietro-front e fuggì. Ma il mostro, socchiudendo i diabolici occhi dalle pupille d'oro, gridò: "Piccoli, andate a vedere chi c'è alla porta!"


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