Un mostriciattolo diede un'occhiata fuori dall'uscio, vide il monaco con la lucente testa pelata e corse ad annunciare: "Maestà, c'è qui fuori un bonzo con la faccia larga e la testa rotonda, con le orecchie che gli cadono sulle spalle. È di carne tenera, con la pelle sottile; è proprio un monaco bello e buono."
A queste parole, il mostro fece una risata cavernosa: "Come dice il proverbio: la mosca che passeggia sulla testa del serpente, ha voglia di farsi mangiare. Piccoli, acchiappatelo e portatelo qui; avrete un bel premio."
I mostriciattoli si lanciarono fuori tutti insieme, come uno sciame d'api. Tripitaka avrebbe voluto fuggire correndo come una freccia, ma aveva le gambe molli dalla paura. Per di più la strada di montagna era faticosa, la foresta cupa e il sole al tramonto. Non era in grado di sottrarsi agli inseguitori: i mostriciattoli lo afferrarono e se lo portarono via, corpo e beni. Era come
Il drago nello stagno assalito dai granchi,
La tigre allo scoperto braccata dai mastini.
Di storie avventurose se ne contano tante:
Ne avete mai sentita una simile a questa?
I mostriciattoli ricondussero il reverendo alla loro porta, lo misero giù davanti alla stuoia di bambù e andarono ad annunciare tutti allegri: "Grande re, vi portiamo il bonzo."
Il vecchio mostro lo sbirciò di nascosto e rifletté: "Che bell'uomo! Sarà di sicuro una persona importante. Tanto più autorevole deve essere la mia accoglienza."
Si diede l'aria della volpe della favola, che si fingeva il re degli animali(32), rizzò al cielo tutti i pelacci scarlatti che gli crescevano in capo, strabuzzò gli occhi e tuonò: "Portatelo qui!"
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