"Sai che il maestro si trova in difficoltà?"
"Non so niente."
"Non sa niente, lui! Quando facevi lo sbruffone davanti al re, e tu e Sabbioso pensavate di catturare il mostro e di guadagnarci un premio, non sospettavate che il più forte fosse lui, che non sareste risultati all'altezza e non ne sareste venuti a capo. Almeno avreste potuto correre a informare dell'accaduto. Chi è venuto, invece, è stato il mostro, trasformato in un elegante letterato, che si è fatto ricevere dal re come suo genero e ha trasformato il maestro in una tigre; in quello stato lo hanno catturato, coperto di catene e chiuso a chiave in una stanza. Per me le notizie sui tormenti che subiva erano come pugnalate al cuore. Voi eravate scomparsi e io temevo per la vita del maestro: non mi restava che cercare di soccorrerlo. Ma a corte non lo trovai; vidi invece il mostro in una sala e mi trasformai in dama di corte per avvicinarlo. Danzai per lui la danza della spada e, quando mi parve il momento buono, cercai di colpirlo; ma lui riuscì a schivare il colpo e a vincermi con un candelabro. Ecco da dove viene la contusione che mi vedi su una gamba. Mi dovetti nascondere nel fossato."
"È andata proprio così?" si stupiva Porcellino.
"Credi che racconti storie?"
"Adesso che cosa facciamo? Tu sei in grado di muoverti?"
"E se lo fossi?"
"Se puoi, dovresti ritornare al tuo oceano. Io mi metto i bagagli in spalla e me ne torno dal vecchio Gao; posso sempre riprendere il mestiere di genero."
Il drago non poté trattenere le lacrime e supplicò: "Condiscepolo, ti prego, non abbandonarti alla vigliaccheria."
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