Su tutta la montagna, non un cane che abbai;
Nello spazio deserto, non un gallo che canti.
Dalla posizione delle stelle capì che doveva essere la terza veglia, e pensò che sarebbe stato suo dovere aiutare Sabbioso: "Ma con un solo filo non fai una corda, con una sola mano non puoi applaudire. Lasciamo stare. Andrò invece in città a vedere il maestro e a esporgli la situazione. Sabbioso lo soccorrerò domani, quando mi avranno dato gli opportuni rinforzi di truppe e di cavalleria."
Il bestione ritornò in città e si recò alla locanda, sotto la luna che brillava nel cielo silenzioso. Il maestro non c'era. Trovò solo il cavallo che dormiva nella stalla, ma era tutto bagnato e aveva sul garretto un'ecchimosi del diametro di un piattino.
"Per la miseria!" si spaventò Porcellino. "Come sarà riuscita questa canaglia, pur rimanendo chiusa qui dentro tutto il tempo, a fare una tal sudata e a procurarsi quella contusione? Si vede che un brigante ha portato via il maestro e ha colpito il cavallo."
Il cavallo bianco si svegliò, riconobbe Porcellino e incominciò a parlargli in linguaggio umano, esordendo con un "Condiscepolo anziano!" che fece cadere a terra Porcellino per lo stupore. Si rialzò precipitosamente e voleva infilare l'uscio, quando il cavallo gli afferrò un lembo della tunica con i denti per trattenerlo, si inchinò sulle zampe anteriori e gli disse: "Fratello maggiore, non avrai mica paura di me?"
"Ma perché ti sei messo a parlare?" disse tremando Porcellino. "Mi sa che c'è sotto qualche disgrazia."
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