Wu Cheng'en
VIAGGIO IN OCCIDENTE


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     "Va be', ho capito. Tu metti tanto cuore in queste cose, che se non ti do retta faccio la figura non averne anch'io. Se il Novizio ritorna, verrò con lui. Ma se mi dice di no, non fate più conto su di me: non verrò nemmeno a dirvelo."
     "Vai, ti dico io che ritornerà!"
     Il bestione prese il suo rastrello, si aggiustò la tunica e balzò in aria dirigendosi verso est. Il destino che proteggeva Tripitaka gli diede vento in poppa: allargava le orecchie come vele e acquistava velocità. Presto ebbe superato l'oceano orientale, e al sorgere del sole abbassava già la sua nuvola alla ricerca della strada giusta sulla montagna.
     Mentre camminava, gli giunse un grande vocio. Si guardò intorno e scoprì Scimmiotto che aveva radunato i suoi mostri in una valletta. Lui era seduto su una grande rupe, e mille duecento scimmie schierate ai suoi piedi secondo il loro rango lo applaudivano e gridavano: "Viva il grande santo, nostro signore e padre!"

     "Che bella vita, che soddisfazione dev'essere" pensava Porcellino. "Non c'è da meravigliarsi che si sia stufato di fare il bonzo e abbia preferito ritornare a casa. Guarda che bei posti, che patrimonio, e tutte queste scimmie a servirlo. Se avessi io qualcosa di simile, a fare il monaco non mi ci terrebbe nessuno. Ma tiriamo avanti, ormai sono in ballo e devo ballare."
     Il bestione aveva troppa paura per farsi avanti direttamente. Si tenne nascosto fra l'erba, scivolò in mezzo alla folla delle scimmie e si prosternò con loro.
     Non si rendeva conto che, con le sue dimensioni, non poteva sperare di sfuggire nemmeno per un attimo all'acuto sguardo di Scimmiotto: "C'è un barbaro, là in mezzo, che si prosterna in bello stile maialesco. Da dove salta fuori? Portatemelo qui."


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