Wu Cheng'en
VIAGGIO IN OCCIDENTE


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     Il bravo mostro non stette nemmeno a congedarsi; ritornò subito alla sua montagna e corse verso la grotta per capire che cosa stava succedendo. D'altronde a corte gli altarini erano stati scoperti, perché le diciassette compagne della ragazza che egli aveva divorato si erano presentate al re, non appena si era fatto giorno, per riferirgli l'accaduto. La sua partenza da insalutato ospite confermò la nuova opinione generale che il vero mostro fosse lui. Per ogni evenienza, comunque, il re confermò la consegna ai suoi ufficiali di tenere sotto sorveglianza la falsa tigre.
     L'orco entrò nella grotta come una folata di vento. Scimmiotto, falsa principessa, si produsse in un grande numero di teatro: sbatté le lunghe ciglia, schizzò intorno tante lacrime peggio di un temporale, pestò i piedi, si batté il petto e riempì la grotta di singhiozzi violenti e di tragiche lamentazioni. Il mostro strabuzzò gli occhi: non l'aveva mai vista così. Si fece avanti per prenderla fra le braccia: "Tesoro mio, che cos'è accaduto da renderti tanto disperata?"

     "Oh signore" rispose Scimmiotto, confezionando frottole al riparo del velo di lacrime che gli bagnava gli occhi, "lo dice anche il proverbio: marito senza moglie perde della sua casa la padrona; sposa senza lo sposo è un'infelicità che non perdona. Avreste dovuto rincasare ieri sera! Stamane non eravate qui quando è venuto Porcellino e si è portato via Sabbioso e i nostri bambini. Io lo supplicavo, ma lui diceva che doveva presentarli a corte. Non ho più visto nessuno, voi ritornate a casa e non li vedo con voi: come volete che non mi senta disperata?"


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