Wu Cheng'en
VIAGGIO IN OCCIDENTE


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     "Noi non ne sapevamo niente" protestarono impaurite le divinità. "Quel capo diavolo ha recitato le formule giuste, e noi abbiamo spostato le montagne senza sapere che cosa c'era sotto."
     "Rassicuratevi: non si persegua l'errore commesso per ignoranza; sta scritto nel codice. Ma vediamo come uscirne senza che ci riempia di botte."
     "Ma che senso ha? Perché dovrebbe riempirci di botte, se lo liberiamo?"
     "Non conoscete il suo caratterino, né il suo randello cerchiato d'oro. Con un colpo vi ammazza, se vi urta è una ferita grave, se vi tocca spezza i tendini, se vi sfiora toglie la pelle."
     Allarmatissime, le divinità si affacciarono in punta di piedi all'abisso formato dagli spigoli delle tre montagne e gridarono con voce gentile: "Grande santo, eccoci qua! Siamo gli dèi di queste montagne, la divinità locale e i rivelatori dei cinque orienti. Siamo venuti a farvi visita."

     Il bravo Novizio, anche nello stato in cui era ridotto, non aveva certo perduto lo smalto, e rispose con voce squillante: "Qual buon vento, ragazzi?"
     "Permetteteci di farvi sapere" risposero le divinità, "che stiamo per spostare queste montagne. Vi preghiamo di venir fuori da lì sotto e di volerci perdonare l'involontaria mancanza di rispetto."
     "Va be', per questa volta la passerete liscia". E gridò: "Esecuzione!", come per un ordine o una formula magica.
     Le divinità recitarono incantesimi che riportarono le montagne al loro posto e Scimmiotto balzò su come una molla. Si diede una scossa per far cadere il terriccio che lo ricopriva, si aggiustò il grembiule di pelle di tigre, si cavò l'ago da dietro l'orecchio e ordinò alle divinità di farsi avanti: "Dài, allungate le zampine e prendetevi un colpetto per uno, tanto per dissipare il malumore."


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