"Fratellini" gridò Scimmiotto rasserenato, "tutti per uno! Raccogliamo i bagagli, mettiamoli sul cavallo e saliamo la montagna alla ricerca del mostro e del reverendo."
Percorsero una sessantina di li esplorando pendii e burroni, in cui si calavano aggrappandosi agli arbusti, ma non trovarono la minima traccia. In tutta la montagna non si vedevano né uccelli né altri animali; solo il regno vegetale era ben rappresentato da antichi cedri imponenti e da altissimi pini. Scimmiotto si spazientì. Balzò in cima a una rupe, gridò: "Trasformazione!" e si mutò in una divinità a tre teste e sei braccia, come gli piaceva fare ai tempi in cui aveva messo a soqquadro il paradiso. Anche la sbarra cerchiata d'oro fu moltiplicata per tre e, pim! pam!, incominciò a battere il terreno torno torno, in tutte le direzioni.
Porcellino scosse la testa e commentò: "Andiamo male, Sabbioso. Ora ha perso la pazienza e si dedica a sfogare il malumore. Ma non sarà così che troveremo il maestro."
In realtà i colpi di Scimmiotto stanarono, uno dopo l'altro, tutta una banda di divinità spelacchiate e miserande: braghe rotte, camicie a brandelli. Sbucavano fra i sassi, si inginocchiavano e gridavano: "Grande santo, gli dèi della montagna e le divinità locali vi presentano i loro rispetti!"
"Come mai siete in tanti?" chiese meravigliato il Novizio.
"Lasciate che spieghiamo, grande santo" risposero prosternandosi. "Queste Montagne del Singhiozzo alle Punte di Lesina si estendono per seicento li; ogni dieci li c'è un dio della montagna oppure una divinità locale: perciò siamo in tutto trenta dèi della montagna e trenta divinità locali. Già ieri abbiamo saputo del vostro arrivo, ma ci è occorso tempo per riunirci: a ciò è dovuto il ritardo che vi ha mandato in collera. Vi supplichiamo di perdonarci!"
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