"Mio saggio figlio" sogghignò Scimmiotto, "tu disponi solo del fuoco del samâdhi; ma non sai che lui può contare su settantadue trasformazioni?"
"Si trasformi come vuole, saprò sempre riconoscerlo. State tranquillo che qui dentro non oserà venire."
"Figlio mio, se si trasformasse in qualcosa di molto ingombrante potrebbe essere riconoscibile, e magari non riuscirebbe nemmeno a passare dall'uscio; ma come lo scopriresti, se diventasse una creatura molto piccola?"
"Si trasformi pure come gli pare. A ogni ingresso ho quattro o cinque portinai: come potrebbe passare inosservato?"
"Tu non capisci: e se si presentasse come mosca, zanzara, pulce? oppure ape, farfalla, grillo? o se apparisse tale e quale a me? Tu dici che non passerebbe inosservato. Vorrei vedere!"
"Non vi preoccupate: avesse pure cuore di bronzo e milza di ferro, non oserebbe avvicinarsi alla mia porta."
"Come dire, saggio figliolo, che tu possiedi i mezzi per tenerlo sotto controllo; altrimenti non mi avresti certo invitato a banchettare con le carni del monaco cinese. Oggi, però, non le posso mangiare."
"Perché non potete?"
"È colpa di tua madre. Più invecchio, e più lei mi incita alle opere di bene. E io non so quale altro fioretto potrei fare, che quello di rinunciare a mangiar carne."
"Avete fatto voto di astinenza permanente, real padre, o soltanto mensile?"
"Né permanente né mensile; pratico il cosiddetto digiuno del tuono: solo quattro giorni per luna."
"E quali giorni sono?"
"Il sesto e i tre giorni contrassegnati dalla combinazione con l'ottavo tronco celeste, xin. Oggi per esempio è xinyou: xin comanda il digiuno; senza contare che nei you non si dovrebbero far visite. Aspettiamo domani. Intanto posso occuparmi io di pulirlo, lavarlo e cucinarlo, perché ce lo godiamo tutti insieme."
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