"Da dove venite, fratello maggiore?" chiesero i taoisti rendendogli il saluto.
"Il vostro umile discepolo erra dagli angoli sperduti del mare alle estremitā del cielo. Arrivo adesso, e il mio intento č di trovare qualche brava persona da mettere a contribuzione. Posso permettermi di chiedervi, cari fratelli maggiori, quali sono le vie della cittā favorevoli al Tao e quali i vicoli ospitali per i nostri saggi? Vorrei mendicare un po' di cibo di magro."
"Perché fate questi discorsi deprimenti?"
"Che cosa c'č di deprimente?"
"Ma scusate: state parlando di chiedere cibo in elemosina. Non č una pena?"
"Non so che dire: quelli che hanno lasciato le loro famiglie vivono di elemosine. Sennō dove li trovano i soldi per pagarsi il pane?"
"Si vede che venite di lontano" risero i preti, "e non siete al corrente della situazione nella nostra cittā. Qui tutti i mandarini civili e militari sono grandi amici del Tao. E non basta: i ricchi patrizi amano i nostri saggi, e non c'č uomo o donna, d'alto bordo o di modesta estrazione, che non ci rivolga saluti e non ci preghi di accettare offerte. Ma queste sono quisquilie. Soprattutto, sua maestā ama e rispetta il taoismo."
"Non lo sapevo; io sono giovane, vengo di lontano e cāpito qui per caso. Posso permettermi di chiedervi, per l'affezione al Tao che abbiamo in comune, qual'č il nome del paese e quale il motivo della simpatia del re?"
"Questi sono il regno e la cittā di Carrolento, e il sovrano regnante č proprio uno dei nostri."
Il Novizio si mise a ridere: "Mi state dicendo che č salito al trono un prete taoista?"
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