Scimmiotto fece loro una grande riverenza: "Vi ringrazio della vostra preziosa raccomandazione: andiamo senz'altro in città."
"Aspettateci un momento; sedetevi qui, se volete. Verremo con voi quando avremo finito di occuparci di un affare di pubblico interesse."
"Chi ha abbandonato la sua famiglia non ha più legami; non ha affari cui debba attendere."
I preti indicarono i bonzi che si affaccendavano sulla collina: "Lavorano per noi. Dobbiamo controllare le presenze, per assicurarci che nessuno faccia il furbo. Saremo subito da voi."
"Certo vi sbagliate" obiettò il Novizio sorridendo. "Buddisti o taoisti, siamo tutta gente che ha abbandonato la famiglia. Perché mai dovrebbero lavorare per noi e assoggettarsi al nostro controllo?"
"Non siete al corrente della situazione. Nell'anno della siccità, quando era urgente ripristinare le regie entrate, i buddisti chiedevano la pioggia al Buddha e i taoisti alla Stella Polare. Per quanto pregassero e recitassero litanie, i buddisti non combinarono nulla; mentre furono i taoisti, con l'arrivo dei nostri maestri, a risolvere la situazione. La corte manifestò la sua insoddisfazione a questi monaci inutili facendo demolire i loro monasteri, distruggere le immagini del Buddha, revocare i certificati di ordinazione senza dare licenza ai monaci di ritornarsene al loro paese. Il re ce li assegnò tutti come servi: da noi accendono il fuoco, spazzano il pavimento, sorvegliano le porte. Poiché stiamo edificando un tempio, li mandiamo qui a portare mattoni, tegole e assi per la costruzione. Ci hanno inviato a controllare che questi fannulloni non battano la fiacca e non si sottraggano a spingere il carro."
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