Wu Cheng'en
VIAGGIO IN OCCIDENTE


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     A queste parole il Novizio si mise a piangere e disse ai taoisti, tirandoli per la veste: "Ve lo dicevo che non ho fortuna, ed è proprio vero! Non potrò mai vedere i volti venerati dei vostri maestri."
     "Perché mai?"
     "Giro il mondo per due scopi: procurarmi cibo e ritrovare un mio parente."
     "Che specie di parente?"
     "Si tratta di uno zio paterno che da giovane, in seguito a una carestia, lasciò la famiglia e si fece tonsurare da monaco buddista; anche lui, per mendicare, dovette lasciare il suo paese e non ci è più tornato. La gratitudine che devo agli antenati mi ha indotto a mettermi alla sua ricerca. Magari è prigioniero in una regione come questa e non può lasciarla. Non vi posso seguire in città, se prima non lo trovo e non lo rivedo almeno una volta."

     "Ma è facile. Se volete prendervi la pena di andarli a controllare voi sulla collina, noi ci sederemo qui ad aspettarvi. Basta che li contiate: devono essere cinquecento; così potrete vedere se vostro zio si trova fra loro. Se lo troverete, noi lo libereremo per solidarietà taoista, e ce ne andremo tutti insieme in città. Siete d'accordo?"
     Scimmiotto si profuse in ringraziamenti e si congedò con un inchino a mani giunte, poi si diresse verso la collina battendo il suo tamburo di legno. Quando lo videro arrivare, i bonzi si prosternarono tutti insieme e gridarono: "Signore, ci applichiamo senza riposo! Siamo qui tutti e cinquecento, non ne manca nemmeno mezzo! E tutti impegnati a tirare il carro!"
     Il Novizio rise fra sé: "Che bonzi terrorizzati! Se li spaventa così un falso taoista, uno vero li farebbe morire di paura."


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