"Va bene" rispose il re. "Questi cinesi non mancano di buoni sentimenti." E ordinò di dare a Tripitaka riso e carta moneta.
Il monaco cinese si fece accompagnare da Sabbioso. Intanto Porcellino veniva trascinato accanto al calderone, tirandolo per le lunghe orecchie. Tripitaka recitò davanti al calderone la seguente invocazione: "Discepolo mio, Scimmiotto Consapevole del Vuoto!
Da quando ricevesti la tonsura
Con vera devozione mi hai protetto.
Speravamo di giungere allo scopo
Senza saper che saresti caduto.
Poiché fosti impegnato nella cerca
Fino alla morte sol pensando al Buddha,
A diecimila li mi deve attendere
Il tuo spirito, presso il Monastero
Colpo di Tuono."
"Maestro!" protestò Porcellino, "non è il modo! Tu Sabbioso offri il riso, che alla preghiera ci penso io."
Dimenandosi al suolo, legato com'era, il bestione ansimò:
"Sei finita, scimmiaccia maledetta,
Nel calderone, stupido equipuzio
Dei miei stivali: sei stato fottuto.
Sei proprio fritto, equipuzio di merda!
Infine il conto è chiuso: punto e basta."
Scimmiotto, dentro il calderone, sentiva tutto: non potendone più, riprese la sua forma, venne a galla tutto sgocciolante d'olio e lo apostrofò: "Ma che cosa dici balordo, sacco di segatura!" Rivedendolo Tripitaka esclamò: "Ah, discepolo, vuoi farmi morire!"
"Nostro fratello ha preso il vizio di fare il morto" commentò con dispetto Sabbioso.
Presi dal panico, i funzionari civili e militari corsero a informare: "Vostra maestà, il bonzo non è morto. È risorto dentro il calderone."
L'ufficiale di servizio temette di essere accusato di avere ingannato la corte con informazioni sbagliate, e si affrettò a dare un'interpretazione dei fatti: "Era morto un momento fa. Oggi è un giorno nefasto: il giovane monaco dev'essere tornato in veste di fantasma."
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