Vinto, a mani vuote, come ci ha detto il racconto, il Grande Santo Uguale al Cielo andò a sedersi sul Monte del Cappuccio d'Oro. Gli scendevano dagli occhi grosse lacrime e diceva: "Maestro, io speravo
Col favore del Buddha condividere
Con voi la vita, missione e destino,
Pietà e pensieri. Chi avrebbe creduto
Che avrei perso maestro e iniziativa?
A mani vuote, come potrò vincere?"
Scimmiotto si lamentò per un pezzo. Poi gli venne un pensiero: "Questo mostro mi conosce. Per apprezzare il mio modo di combattere, ha detto a un certo punto che non avevo perso lo smalto. Questa non è una creatura malefica ordinaria; sarà piuttosto una cattiva stella caduta dal cielo perché traviata da pensieri mondani. Chissà da dove viene. Mi occorrono informazioni."
Mediante la riflessione, Scimmiotto ritrovò la fiducia in sé stesso e riprese l'iniziativa: con una capriola nelle nuvole si catapultò alla porta meridionale del cielo. Subito gli venne incontro il re celeste Vasto Sguardo, che si inchinò e chiese: "Dove andate, grande santo?"
"Ho bisogno di vedere l'Imperatore di Giada per affari. Ma tu che fai qui?"
"Faccio il mio turno di guardia."
Ed ecco farsi avanti i quattro marescialli Ma, Zhao, Wen e Guan: "Scusateci di non esservi venuti incontro, grande santo. Facciamo subito preparare il tè."
"Non ho tempo" rispose Scimmiotto; e si congedò da Vasto Sguardo e dai marescialli, per recarsi difilato nella Sala delle Nuvole Misteriose. Là trovò i quattro precettori celesti Zhang Daoling, Ge Xianweng, Xu Jingyang e Qiu Hongji, sei ufficiali della costellazione del Sud e i sette dell'Orsa Maggiore: tutti gli vennero incontro e lo salutarono cerimoniosamente: "Che cosa vi conduce qui, grande santo? Avete forse portato a termine il vostro incarico di proteggere il monaco cinese?"
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