"Ha quell'anello, nient'altro" intervenne Scimmiotto ridendo. "Chissà che cos'è quel tesoro che aspira tutto."
"Il grande santo è un bell'incosciente!" gridò indignato Nata. "Abbiamo perduto le armi e siamo stati messi in rotta per colpa tua. Ci troviamo nei guai fino al collo, e tu ridi!"
"Ti pare che io non mi trovi nei guai? Ma dal momento che piangere non risolve niente, tanto vale ridere."
Il re celeste intervenne da moderatore: "Adesso che si fa?"
"Pensateci su anche voi" disse Scimmiotto. "Il mezzo per catturarlo sarà qualcosa che quell'anello non possa aspirare."
"Il meglio dovrebbero essere l'acqua e il fuoco" suggerì il re. "Dice l'adagio: acqua e fuoco, chi li ferma?"
"Giusto!" esclamò Scimmiotto. "Sedetevi qui tranquilli, mentre torno a fare un giretto al piano di sopra."
"Che cosa ci tornate a fare?" chiesero i duchi del tuono.
"Non farò perdere tempo all'Imperatore di Giada. Andrò al Palazzo di Rosso Splendore e chiederò al signore del pianeta della Virtù del Fuoco di portare qui un fuoco che bruci il mostro, o almeno neutralizzi l'anello e ci consenta la cattura. Voi non potete ritornare a casa senza le vostre armi, e quanto a me devo tirar fuori il mio maestro da questa prova."
"Non perdiamo altro tempo" disse il principe, che gradiva molto la proposta. "Preghiamo tutti il grande santo di partire senza indugio. Noi aspettiamo qui."
Scimmiotto ritornò dunque alla porta meridionale del Cielo. Vasto Sguardo e i suoi quattro capi-guardia lo accolsero chiedendo: "Perché ritornate, grande santo?"
|