Con il suo occhio di sapienza, il Buddha seppe subito di che cosa si trattava: "So chi è quel mostro, ma non te lo posso dire. Non terresti la bocca chiusa, cara la mia scimmia. Se si venisse a sapere che sono stato io a farti una soffiata, mi verrebbero a rompere le scatole fin sul Monte degli Avvoltoi, li avrei tutti addosso. Preferisco aiutarti a catturarlo con la potenza della legge."
"In che cosa consisterebbe l'aiuto della potenza della legge?" domandò Scimmiotto inchinandosi per ringraziare.
Il Beato fece aprire il magazzino dei tesori da diciotto arhat e ordinò loro di prendere, a sostegno di Consapevole del Vuoto, altrettante manciate di sabbia di cinabro d'oro.
"Che cosa me ne faccio della sabbia?" chiese stupito Scimmiotto.
"Quando sfiderai il mostro, gli arhat gliela getteranno addosso, e lui resterà paralizzato. Tu potrai fare di lui quello che vorrai."
"Ma è una meraviglia!" esclamò Scimmiotto ridendo. "Ci vado senza perdere tempo."
Gli arhat raccolsero il cinabro e lo seguirono. Scimmiotto rinnovò i ringraziamenti al Buddha e si mise in cammino. Ma subito si accorse che i reverendi che lo seguivano erano sedici anziché diciotto. Incominciò a sbraitare: "Ma dove siamo arrivati! Anche qui si comprano le esenzioni?"
"Che cosa si compra? Chi?" chiedevano gli arhat.
"Me ne hanno assegnati diciotto; perché siete soltanto sedici?"
Mentre finiva di parlare, Abbattidraghi e Domatigri uscirono di corsa dal monastero: "Che cosa significano queste insinuazioni, Consapevole del Vuoto? Eravamo rimasti indietro per ricevere le istruzioni del Buddha."
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