Dopo aver sostenuto la lotta fino a sera, la Râksasî incominciò a sentire quanto pesava l'arma di Scimmiotto e a constatare che i suoi colpi divenivano più fitti. Capì di non avere altra via d'uscita: prese il ventaglio di foglie di banano, lo fece ruotare lievemente e con un piccolo movimento provocò una tale folata di vento magico che Scimmiotto non poté reggersi e scomparve all'orizzonte, senza lasciar traccia. La Râksasî se ne tornò trionfalmente in casa.
Scimmiotto volava come una foglia portata dal vento d'autunno, come un petalo trascinato dall'acqua del torrente; talvolta sprofondava in tuffi vertiginosi, ma prima che toccasse terra il vento lo risollevava e lo faceva ruzzolare e capitombolare per aria, senza dargli modo di riprendere l'equilibrio. Continuò così per tutta la notte; all'alba fu spinto contro una montagna e si aggrappò a uno spuntone di roccia.
Gli ci volle tempo per riprendere fiato; poi si guardò intorno e non tardò a rendersi conto che era finito sul Piccolo Sumeru. Sospirò: "Che donna tremenda! Che viaggio mi ha fatto fare! Ricordo di essere venuto qui a sollecitare l'intervento del pusa Lingji per sconfiggere il mostro Vento Giallo e liberare il mio maestro. La catena del Vento Giallo è tremila li più a sud: sono stato sospinto indietro verso il punto di partenza di chissà quante diecine di migliaia di li. Mi informerò dal pusa Lingji sul modo più rapido di ritrovare la mia strada."
Mentre scendeva verso il monastero udì un colpo di gong. Il portinaio lo riconobbe e corse ad annunciarlo: "È ritornato il grande santo con la faccia pelosa, che qualche anno fa vi aveva chiesto aiuto per sottomettere il mostro Vento Giallo."
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