Wu Cheng'en
VIAGGIO IN OCCIDENTE


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     "Spezzare catene? È facile, e non servono né coltello né ascia" rispose ridendo Porcellino. "Ditelo al mio condiscepolo con la faccia pelosa: è uno scassinatore provetto, come ce n'è pochi."
     Difatti Scimmiotto si avvicinò e usò la magia che scioglie le catene: gli bastò sfiorarle perché cadessero a terra. I giovani monaci si precipitarono in cucina, lavarono e strofinarono pentole e fornelli, e prepararono un pasto vegetariano.
     Mentre Tripitaka cenava con i discepoli, scese la sera; con grande soddisfazione del reverendo, i bonzi con la canga ritornarono recando due scope. Restarono a chiacchierare, finché un monacello con una lanterna venne ad avvertire che il bagno era pronto. Ormai brillavano le stelle in cielo, e dalle torri di guardia i rulli di tamburo annunciavano la prima veglia. Era il momento in cui


     Si leva un vento freddo, in mille case
     Si accendono le lampade, si serrano
     Le porte sulla strada. Nei mercati
     Le merci son riposte e custodite.
     Ormeggiate le barche, i pescatori
     Si ritirano in casa. Ogni lavoro
     È cessato; gli arnesi son riposti.
     Si odono cantilene di fanciulli:
     Ripeton la lezione per domani.

     Uscito dal bagno, Tripitaka indossò una tunica a maniche corte, calzò stivali comodi, impugnò una scopa e disse ai monaci: "Prendete tranquillamente il vostro riposo. Io tornerò dopo aver spazzato lo stupa."
     "Quella pagoda, contaminata dalla pioggia di sangue e ridotta al buio, potrebbe essere un ricettacolo di creature malefiche" obiettò Scimmiotto. "Se non avrete altro compagno che la brezza notturna, potrebbe succedervi qualcosa. Vi dispiace se vi faccio compagnia?"


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