Il genero del drago parò freddamente il colpo con la sua mezzaluna. Sul Monte delle Rocce Caotiche incominciò una bella battaglia.
Scimmiotto ha promesso al re di catturare il diavolo, che ha privato la pagoda della sua luce e rubato il tesoro. Il vecchio drago è pieno di paura e tiene consiglio con i suoi; il genero Nove Teste decide di impegnarsi in una prova di forza. Il Grande Santo Uguale al Cielo leva con rabbia la sua sbarra cerchiata d'oro. I diciotto occhi delle nove teste mandano lampi in tutte le direzioni. Il Novizio, in un'aura di vapori di buon augurio, solleva mille libbre con braccia d'acciaio; la mezzaluna scintillante sostiene l'urto. "Smetti di fare l'odioso raddrizza-torti, che ficca il naso dappertutto!" L'altro risponde: "Ladro maledetto, vergògnati e restituisci il bottino, se vuoi che ti lasci in pace." Sbarra e spiedo cercano di prevalere l'una sull'altro, in una serie di scontri senza vincitore né vinto.
Dopo una trentina di scontri, mentre l'esito era incerto, Porcellino si stancò di fare da spettatore e si accostò al mostro abbattendo il suo rastrello.
La sorpresa era impossibile, perché quello aveva occhi dappertutto; manovrò dunque il suo spiedo in modo da opporne un'estremità alla sbarra di ferro e l'altra al rastrello. Dopo pochi assalti finì tuttavia per trovarsi in difficoltà, e si disimpegnò con una capriola nello spazio, dove riprese la sua forma originale. Bisogna dire che era molto brutto: una bestia a nove teste, schifosa da morire.
Il suo corpo è ricoperto di penne e piume, ha la taglia di una gigantesca tartaruga, un'apertura alare di dozzine di piedi e nove teste che escono da un solo collo. Il suo volo, dopo quello del roc, è il più potente che ci sia. Il suo grido è più acuto di quello delle gru degli immortali, e fa tremare il cielo. I lampi dorati degli occhi e l'aria fiera non hanno paragone in alcun altro volatile.
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