Wu Cheng'en
VIAGGIO IN OCCIDENTE


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     Svettante le stagioni continuo a dominare:
     Pur nel gelo invernale io verde resterò."

     "Le vostre quartine sono molto eleganti" constatò Sfiora Nuvole. "Vere borse di broccato che contengono i ricami più fini. Io sono privo di talento, ma la vostra ispirazione stimola anche il mio debole spirito. Bene: mi azzardo a recitare versi anch'io; spero che non ne riderete troppo.

     Fine e di pelle liscia, nel folto ad elevare
     Le mie braccia nel cielo sempre giovane sto.
     I miei pregi, son pochi che li sanno apprezzare;
     A chi stende le cronache, tavolette offrirò(53)."

     "I vostri poemi" disse Tripitaka, "sono perle cadute dal becco della fenice, al disopra di ogni elogio. Vi sono infinitamente grato della calorosa ospitalità, ma a questo punto la notte è molto avanzata; inoltre non so dove siano rimasti ad aspettarmi i miei tre giovani discepoli. Devo congedarmi e andarli a cercare. Sareste così gentili da mostrarmi in quale direzione era il mio punto di partenza?"

     "Santo monaco, non siate inquieto. Un'occasione straordinaria come questo incontro potrebbe non ripetersi per altri mille anni. E guardate che bel cielo! La notte profonda è rischiarata dalla luna scintillante. Mettetevi a vostro agio: in meno che non si dica giungerà l'alba. Allora vi accompagneremo oltre la cresta, e non mancherete certo di ritrovare i vostri eminenti discepoli."
     Mentre chiacchieravano sopraggiunsero due servette in abito celeste, che reggevano lanterne di garza di seta rosa. Esse guidavano una immortale che giocherellava con un ramo fiorito di albicocco. Si profuse in sorrisi e salutò gentilmente tutti i presenti. Che aria aveva, questa fata?


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