"Che si fa?" chiese Porcellino.
"Tu mettiti alla mia sinistra e fammi da stella complementare; Sabbioso, a destra, sarà la costellazione di soccorso."
Il grande santo danzò i passi dell'Orsa Maggiore, recitò un incantesimo e apparve in cielo una nuvola nera che si muoveva lentamente. Quando fu sulle loro teste, una voce dal cielo gridò: "Grande santo! Ecco Aoguang, drago dei mari orientali, ai vostri ordini."
"Mi dispiace di averti scomodato; mi occorrerebbe un po' di acqua piovana."
"Potevate dirmelo prima. Sapete come sono complicate queste cose. Il vostro umile drago non si è portato nessuna attrezzatura: vento, nubi, tuoni, fulmini..."
"Non occorrono queste cose, e di acqua ne basterebbe un sorso, tanto da consentire al re di questo posto di deglutire certe pillole."
"Se è per questo, basterà che starnuti una volta: potrete usare qualche goccia della mia saliva."
"Bravo, è più che sufficiente" approvò Scimmiotto.
Il re drago planò sul palazzo reale e, dalla nera nube, schizzò un getto di saliva. I cortigiani applaudirono: "Gioia inaudita, maestà! Ecco che il cielo ci manda in segno di favore una gentile pioggerella."
Il re decretò immediatamente: "Tutti i funzionari di qualsiasi rango, del palazzo interno e di quello esterno, si muniscano di vasi e vasetti e raccolgano quest'acqua divina per contribuire a ristabilire la mia salute."
Figuratevi la confusione: tutti i funzionari, le spose reali dei tre palazzi, le concubine delle sei corti, le tremila dame di compagnia e le ottocento affascinanti bellezze, con ciotole, vasi, coppe, bicchieri, piatti si indaffaravano intorno per raccogliere la breve pioggia. Dopo un po' il drago li abbandonò, prese congedo dal grande santo e se ne ritornò a casa sua.
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