Tutti i funzionari corsero a eseguire, chi alla sala est, chi alle cucine: tutto fu pronto in un momento. Si sa: lo stato ha una tal forza che rovescia le montagne.
Alla vista dei messi che recavano l'invito reale, Porcellino diceva commosso a Scimmiotto: "Fratello, bisogna ammetterlo, è tutto merito tuo."
"Dice l'adagio: gloria d'un solo esalta la famiglia" commentò Sabbioso. "Ciascuno di noi ha fatto quello che poteva. Non ci rimane che goderci la festa."
Ed ecco i tre compari giungere a corte, accolti da una folla di cortigiani che li condusse nella grande sala est. Vi trovarono il sovrano con i suoi segretari e il monaco cinese; quando si furono inchinati, fecero ingresso tutti gli altri invitati. Nel posto d'onore erano collocate quattro tavole talmente cariche di cibi, vegetariani e non, che superavano di almeno dieci volte quanto si potesse mai sognare di mangiare. Più in basso erano disposti quattro o cinquecento tavolini individuali, apparecchiati con molta eleganza.
Gli antichi dicevano: "Mille sapori dei piatti più rari, mille bicchieri di splendidi vini, crema preziosa di scelti formaggi, rosso broccato di sapide carni."
Tra la profusione di decorazioni e di frutti dal delizioso profumo lottano draghi e leoni di zucchero, torreggiano dolci a forma di fenice.
Il menu non vegetariano offre ogni carne: maiale, montone, pollo, oca, pesce, anitra. Le verdure vanno dai germogli di bambù, alla soia, alle orecchiette, ai boleti.
Grande abbondanza di odorosa pasticceria e di dolciumi colorati. Il tenero miglio giallo rivaleggia con il candido riso brillato. Ogni specie di zuppe, piccanti e delicate, in cui l'aspetto invitante accompagna il buon sapore.
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