Scimmiotto si disse: "Ecco un mostriciattolo non privo di scrupoli, che gli fanno onore. Ma vorrei saperne di più sul conto della regina. Intervistiamolo."
Si allontanò ronzando di una diecina di li e prese l'aspetto di un sacrestano taoista:
Con i capelli raccolti in due ciuffi,
E l'abito di toppe, regge in mano
Il suo pesce di legno, mentre un inno
Del Tao va canticchiando a mezza voce.
Quando, come per caso, si incrociarono, levò le mani per salutare e domandò: "Soldatino, dove vai? Quali documenti devi consegnare?"
Il mostro rese il saluto e rispose: "Porto una dichiarazione di guerra al paese di Viola Porpora."
"Quella tizia venuta da Viola Porpora ha poi finito per andare a letto con il gran re?"
"Nemmeno per sogno. Quando giunse da noi, un immortale le donò un abito nuziale di cinque colori. Quando lei lo indossò, il suo corpo si coprì di spine, pungenti e urticanti; il re non può nemmeno sfiorarla senza farsi male, altro che andarci a letto! Il nostro ricognitore, inviato a caccia di ragazze, è stato messo in fuga da un certo Scimmiotto. Perciò il re, furioso, mi manda a intimare la guerra, che comincerà domani."
"Mi dici che è d'umore furioso?"
"Certo. Dovresti andarlo a trovare e cantargli i tuoi inni, se ne conosci di distensivi e rasserenanti."
Scimmiotto si inchinò in segno di congedo e fece per riprendere la sua strada. Ma un impulso dal fondo oscuro dell'animo lo spinse a volgersi e a dare una randellata sulla testa del messaggero, che andò in pezzi spargendo il proprio contenuto sulla strada.
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