Il fratello maggiore fu facilmente conquistato: "A meraviglia!"
Si fece dunque l'appello, e si scelsero i trenta cucinieri e i sedici portatori del palanchino di rotang profumato.
Prima di mettersi in cammino, i diavoli fecero le ultime raccomandazioni: "Ricordatevi che dovete essere svelti ed efficienti. Il Novizio è diffidente, da quella scimmia che è: se vi vede temporeggiare o fare movimenti poco chiari, si metterà in sospetto e manderà i nostri piani a gambe all'aria."
Il fratello maggiore guidò la truppa sulla strada maestra e gridò: "Reverendo, abbiamo consultato l'almanacco: oggi non è giorno contrassegnato dalla stella rossa della disgrazia. Sarà bene che ne approfittiamo per compiere il viaggio."
"Chi sono questi signori, Consapevole del Vuoto?" chiese Tripitaka.
Scimmiotto rispose: "Quello che parla è uno dei mostri che ho vinto; viene con il palanchino per trasportarvi di là dalla montagna."
Tripitaka giunse le mani e alzò gli occhi al cielo: "Buon dio! Mi chiedo, saggio discepolo, come avrei potuto sopravvivere senza l'aiuto delle tue straordinarie capacità." E avanzò verso la gente che sopraggiungeva: "Vi sono molto riconoscente dell'affetto che mi dimostrate. Quando ritorneremo a Chang'an con le scritture, non mancherò di attestarlo."
I mostri si prosternarono: "Reverendo, favorite!"
Con i suoi occhi da comune mortale poco furbo, Tripitaka non sospettava l'inganno. Del resto lo stesso grande santo, immortale d'oro dell'unità suprema, con il suo temperamento diritto e leale, era convinto che quei diavoli fossero stati soggiogati dalle sue imprese, dalla sua forza e generosità. La sua opinione finiva per coincidere con quella del maestro, senza sospettare di aver davanti gente con la testa piena di piani e progetti di tutt'altro genere. Ordinò quindi a Porcellino di caricare i bagagli sul cavallo, con l'aiuto di Sabbioso, e si mise in testa alla comitiva impugnando la sua sbarra, per aprire la marcia e vigilare su ogni sopravvenienza che potesse verificarsi.
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