Wu Cheng'en
VIAGGIO IN OCCIDENTE


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     Non si sognavano di sospettare a che cosa li portasse quella partenza, e non tenevano presente che la pena segue sempre la gioia. Come dicono i classici: raggiungere il grado supremo dell'affermazione comporta il ritorno della negazione. Nell'ora del destino, cadranno sotto la stella della disgrazia e passeranno davanti alla casa dell'impiccato.
     La schiera di mostri, unita e determinata, stava sempre in guardia e assicurava da mane a sera il più premuroso servizio. Dopo trenta li venne offerta una colazione; dopo cinquanta, un'altra; quando scese la sera, i pellegrini furono invitati a riposare. Un servizio impeccabile: i viaggiatori erano viziati con tre eccellenti pasti al giorno e un buon sonno con sistemazione confortevole.
     Dopo un cammino di oltre quattrocento li verso occidente, giunsero in vista di una città. Scimmiotto, che precedeva di un li il palanchino con la sua sbarra in spalla, ebbe un colpo al cuore, da faticare a riprendersi. Vi chiederete che cosa gli prendeva, a un guerriero tanto intrepido: il fatto è che vedeva la città sovrastata da enormi miasmi diabolici.


     Mostri e vampiri l'abitano in folla,
     Sono in vedetta alle sue quattro porte
     Creature rapaci: le comandano
     Una tigre striata ed una lince
     Feroce e astuta con il muso bianco.
     Cervi corna ramose van portando
     I messaggi, e s'aggirano furtive
     Volpi maligne. Gli enormi pitoni
     Striscian lungo le mura. Altri serpenti
     Sbarran le strade; sopra le alte torri
     Ai lupi grigi gridano i comandi
     Ufficiali leopardi. Ovunque mostri
     Rullan tamburi ed agitan stendardi.


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