Wu Cheng'en
VIAGGIO IN OCCIDENTE


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     Mentre si apprestavano a sferrare l'attacco conclusivo, apparve una luminosità di buon augurio da cui provenivano canti di gru e di fenici: era il vecchio della costellazione del Sud. Questi catturò il raggio gelato e gridò: "Piano, grande santo! Fermati, ammiraglio dei canneti! Eccomi qua, sono il vostro amico nel Tao."
     "Come sta la nostra brava stella della Longevità?" lo salutò calorosamente Scimmiotto.
     "Lo hai preso tu quel malvivente?" gridò Porcellino.
     "Ma certo, eccolo qua" rispose la stella; "non può scappare. Spero che gli lascerete la vita."
     "Che ti importa di quella creatura?" si stupì Scimmiotto.
     Longevità rise imbarazzato: "Si capisce che mi importa, dal momento che mi serve da mezzo di trasporto. Sai, è la storia non rara delle bestie di casa che scappano via, si dànno al nomadismo e diventano mostri."

     "Se ti appartiene, facci vedere il suo vero aspetto."
     Longevità lo liberò e gli disse: "Su, bestiaccia, fa vedere come sei fatta, se vuoi salvar la pelle."
     Si vide che si trattava di un cervo bianco. La canna fu raccolta dalla stella: "Questo pelandrone non si è fatto scrupolo di rubare la mia canna."
     La bestia s'inginocchiò. Non poteva parlare, ma piangeva e si prosternava.

     Il pelo picchiettato, un gran palco di corna.
     Bruca l'erba del prato, beve acqua nel ruscello.
     Col tempo e con l'ascesi ha appreso a trasformarsi
     E a volare nel cielo. Chiamato dal padrone,
     Non può che sottomettersi e tornare all'usato.

     Longevità montò sul cervo e ringraziò Scimmiotto con l'intenzione di ripartire, ma questi lo trattenne: "Aspetta, amico mio: ci sono ancora cose da chiarire."


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