Ciascuno si sedette secondo il suo rango; Longevità al primo posto e il reverendo al secondo. Il re sedette di fronte a loro, invitando alla sua tavola i tre discepoli, insieme a due o tre grandi precettori. Il servizio di musica suonava, il re levava la sua coppa delle Nuvole Purpuree per brindare con ciascuno. Tripitaka era il solo che rifiutasse di bere.
Porcellino si rivolse a Scimmiotto: "Ti cedo la frutta, in cambio del riso e delle tagliatelle." Si gettò sui piatti e non tardò a fare piazza pulita.
Alla fine del banchetto Longevità si congedò. Il re si inginocchiò ai suoi piedi e lo supplicò di aiutarlo a guarire del male che lo affliggeva, e a prolungare la vita.
"Sono uscito di casa solo per riprendere il mio cervo; non ho portato con me la valigetta degli elisir" rispose sorridendo Longevità. "Naturalmente vi potrei suggerire qualche buona ricetta di pratiche salutiste; ma ho l'impressione che siate conciato maluccio, non credo che le reggereste. Vediamo un po'. Mi restano nella manica tre giuggiole, di quelle servite nel tè al sovrano dell'Est. Se non vi formalizzate perché vi offro degli avanzi..."
Il re le ricevette rispettosamente, le mangiò e si sentì subito meglio. In effetti la sua malattia guarì poi rapidamente. Da quelle giuggiole derivò la grande longevità che da allora fu tradizionale nella sua famiglia.
Porcellino gridò: "Longevità, dài qualcosa da mangiare anche a me!"
"Non ho altro. Ma la prossima volta che ci vediamo, ti porterò le giuggiole; penso che a te ne serviranno molte libbre, con l'appetito che ti ritrovi."
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