Il bestione si sentì pieno della generosità di chi l'ha scampata bella: "Fratello, penserò io a ogni cosa."
I tre fratelli attesero l'alba. Ma di mettersi a dormire, con le preoccupazioni che li agitavano, non c'era da pensarci. Se avessero potuto, avrebbero ordinato al sole di levarsi dall'albero Fusang a metà della notte, o avrebbero soffiato per disperdere le stelle in cielo. Rimasero seduti fino al primo chiarore, e quando si alzarono per uscire trovarono alla porta alcuni monaci, che chiesero: "Dov'è il reverendo?"
"Non so come dirvelo" sogghignò Scimmiotto imbarazzato. "Mi vantavo tanto di esser bravo a catturare i mostri, ma il fatto è che invece il mostro ha catturato il maestro."
"Come avete potuto coinvolgere il maestro nei piccoli problemi del nostro convento? E adesso dove sarà?"
"Credo di sapere dove cercarlo" rispose Scimmiotto.
"Non abbiate tanta furia; fate colazione, prima di partire."
Servirono qualche tazza di brodo, che Porcellino vuotò in un sorso: "Bravi monaci, in cucina ci sapete fare. Ora dobbiamo trovare il maestro, ma ritornerò qui con vero piacere."
"Ritornerai solo per mangiare il loro riso!" esclamò Scimmiotto. "Fa una cosa utile: controlla dov'è la ragazza. Dormiva nella sala del Re del Cielo."
"Non c'è più" risposero i lama. "Scomparve subito dopo la prima notte."
La risposta mise di buon umore il Novizio; che ripartì verso est, la direzione da cui erano venuti, seguito da Porcellino e Sabbioso con bagagli e cavallo.
"Sbagli strada, fratello" gridò Porcellino. "Perché dovremmo ritornare indietro?"
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