Wu Cheng'en
VIAGGIO IN OCCIDENTE


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     Il Buddha invece è un osso duro, e la pusa Guanyin, vecchia zitella inacidita che va in giro con un pappagallo bianco, è la sua degna complice. Sono una coppia di potentissimi e sadici imbroglioni. Tutto ciò che in un uomo può aver valore si deve proteggere e nascondere da loro, che sanno tutto, mettono il becco dappertutto, approfittano di tutto per conseguire i propri fini, e non conoscono né lealtà né rispetto per gli altri. Poiché il libro inalbera bandiera buddista, è naturale che questi personaggi siano trattati con rispetto formale. Ma resta l'impressione che persino l'autore ne abbia paura, e parli bene di loro per dovere d'ufficio; di fatto non li propone né all'affetto, né semplicemente al rispetto dei lettori. Si aggiungano i "monaci buddisti fannulloni e preti taoisti balordi" (cap. 18), con un nutrito campionario di gagliofferie clericali.


     "Siete una bella banda di ladruncoli!" esclamò Scimmiotto ridendo. "Ma non vi rendete conto che in questo campo noi monaci, anche se ci siamo ritirati dal mondo, possiamo insegnare a chiunque?" (cap. 14)

     Per fortuna si tratta di falsi dèi.
     Quanto agli animali parlanti, si deve ammettere che i personaggi animali prevalgono sugli uomini. Nel clima mentale, nelle credenze religiose, nell'allestimento narrativo del racconto, le forme viventi animali si trasformano facilmente l'una nell'altra; non si attribuiscono loro confini così rigidi come noi siamo abituati a immaginare (per quanto, nel capitolo 30, un cavallo che dice qualche parola faccia sensazione: ma non è un vero cavallo, è tutt'altra bestia, un drago; e chi a sentirlo cade a terra dallo stupore è un grasso maiale fattosi monaco, che per conto suo usa il linguaggio umano tutti i giorni).


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