Per vari aspetti, è irresistibile il parallelo con i romanzi medievali cavallereschi dell'occidente. La tipologia delle vicende, il racconto che continuamente si rinnova e resta sempre lo stesso, l'impiego ripetuto dei medesimi congegni, le vicende avventurose così fitte che alla fine è come se non accadesse nulla, ricordano i romanzi cavallereschi che hanno alimentato le letture di tante generazioni di nostri antenati. Il gioco prende forza dalla ripetizione, contiene un farmaco che ha effetto distensivo attraverso la narcosi; questi antichi romanzi popolari lo condividono con serial, telenovele e videogame narrativi attuali.
I duelli sono frequenti e ripetitivi. La professionalità e specializzazione dei combattenti, lo scontro verbale che accompagna e sostiene quello fisico, la ritualità, l'estetica delle armi e degli atteggiamenti, l'etica dello scontro e i suoi limiti, sono elementi familiari al lettore di romanzi cavallereschi occidentali, che il decoro esotico e una dose inconsueta di magia non fanno venir meno.
Si ripetono le insidie con scenari prestabiliti; non mancano ai nostri cavalieri appiedati cinesi gli alberi della foresta, ma il fondale preferito è la montagna.
Il castello, luogo di insidia o di ospitalità, è sostituito dal monastero per l'ospitalità e dalla grotta montana per l'insidia (ma si incontrano anche monasteri insidiosi, o frequentati da fantasmi). La grotta è chiusa da porte di pietra, si addossa e si addentra nei fianchi della montagna ed è un'abitazione spaziosa, ordinata e confortevolmente arredata; può comprendere stanze ben illuminate e arieggiate da ampie finestre, e racchiudere corti e giardini, dove crescono rigogliosamente alberi da fiore e da frutto. Il personale di vigilanza e di servizio ai padroni e alla casa è molto numeroso; se occorre, si costringono le divinità locali a prestare servizio di sguatteri e di portinai.
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